Dal 17 settembre al 23 ottobre Grosseto ha vissuto la nona edizione de La Città Visibile organizzata dal Cedav (Centro Documentazione Arti Visive) della Fondazione Grosseto Cultura in collaborazione con il Comune di Grosseto.
E’ stata la DONNA, “per nascita e per scelta”, il perno intorno al quale, in questa edizione 2016 hanno ruotato eventi, persone, idee. Arti al Femminile il tema.
Lo spunto lo ha fornito Hon/Elle, una scultura visitabile che rappresenta una donna enorme e coloratissima al cui interno i visitatori possono accedere dalla vagina. Realizzata per il Moderna Museet di Stoccolma nel 1966 da Niki De Saint Phalle che, alla fine degli anni cinquanta, nei pressi di Capalbio (GR) in Toscana, aveva dato vita, insieme ad un gruppo di artisti – collaboratori, al surreale Giardino dei Tarocchi
Mauro Papa, critico d’arte e responsabile del Cedav, definisce La Città Visibile <Un evento relazionale ed inclusivo: non espone delle icone da venerare ma vuole stimolare tutti (anche le categorie sociali più emarginate) a partecipare per condividere, e non subire, il piacere dell’esperienza creativa e narrativa>.
L’evento ARCHITETTURA al FEMMINILE, costituito da tre diversi momenti si è svolto a Le Clarisse, suggestiva struttura risalente alla metà del 1600, nel centro storico cittadino. Il progetto a cui hanno dato il patrocinio la Fondazione dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e l’Ordine degli Architetti della Provincia di Grosseto con la partecipazione dei rispettivi presidenti vede l’architettura e la psicologia, in un approccio interdisciplinare, impegnate a trovare un codice di lettura della realtà costruita, rintracciandone non solo i motivi ma anche le motivazioni sia consce che inconsce che la “governano”.
ARCHITETTRICI.ARCHITETTESSE.ARCHITETTE
Allestimento espositivo
Lungo il percorso ad L con affaccio sulla chiostrina con pozzo di quello che un tempo era il convento delle monache di clausura di Santa Chiara, si snoda l’allestimento espositivo prodotto del lavoro di ricerca e di compilazione dell’arch. Luana Barbato. Sulle torri in rete d’acciaio trovano posto pannelli illustrativi con foto, notizie ed immagini dei lavori di quelle che si possono definire le “architette storiche”. Le torri disposte lungo l’asse mediano dello spazio, quasi una sorta di ostacolo al cammino, “forzano” il visitatore a dare attenzione al materiale illustrativo.
Video-testimonianze
Adiacente all’esposizione, in una saletta arredata con sedute artistiche scorrrono video-testimonianze, pillole di avventure e disavventure al femminile in ambito professionale, delle iscritte all’ordine degli Architetti della Provincia di Grosseto.
ARCHITETTURA al FEMMINILE
Conferenza
Alle 17 di venerdì 7 ottobre, in una sala del complesso espositivo Le Clarisse si è tenuta la conferenza ARCHITETTURA al FEMMINILE.
Dopo i saluti di Mauro Papa, è intervenuto Fulvio Corrieri che, in qualità di presidente della Fondazione, ha salutato il pubblico ed ha tracciato un quadro riassuntivo della realtà ordinistica della Toscana evidenziando che la maggioranza degli iscritti è costituita da figure femminili. <A questa realtà è necessario guardare – ha precisato – sia sotto l’aspetto teorico che applicativo. Le donne rappresentano, per la società, una risorsa che l’Ordine deve saper valorizzare>. A seguire Pietro Pettini che, come presidente dell’Ordine degli Architetti di Grosseto ha ricordato <Che in questa provincia, il 40% degli iscritti all’Ordine è rappresentato da donne. Un fattore – ha sottolineato – a cui è necessario prestare, per un insieme di cose, doverosa attenzione>.
Ha aperto i lavori Vanna Francesca Bertoncelli (psicologia) che ha fornito una lettura delle caratteristiche che connotano il pensare, il sentire e l’agire femminile. Dal pensiero analitico, logico, teso all’azione proprio del maschio a quello più complesso della femmina, emozionale, flessibile, empatico, bi-locato si è mossa tra sex e gender, biologia e ambiente, identità di genere, diversità e differenza passando per l’epigenetica. Una branca della biologia molecolare che ha come oggetto di ricerca le mutazioni e la trasmissione di queste alle generazioni successive. Mutazioni non riconducibili alla sequenza del DNA ma a stimoli diversi e a fattori ambientali che modulano l’espressione di alcuni geni attivandoli e/o disattivandoli. <Se il sesso ha un’origine biologica, embrionale, anatomica – prosegue – il genere è appreso dall’ambiente inteso come ambiente fisico, sociale e culturale. Quando è la diversità a fare la differenza si può parlare di “ricchezze distinte” che accrescono reciprocamente gli essere umani. Le definiva così Victoria Ocampo – continua – una paladina dei diritti femminili. Nasce in Argentina, nel 1890. Giornalista e scrittrice avrebbe desiderato fare l’attrice. Amica di politici, intellettuali ed artisti, muore nel 1979>.
<Dal concetto di Destino a quello di Inconscio il passo non è stato breve. Il concetto di destino – prosegue Bertoncelli – come insieme delle cause non pensabili che determinano gli eventi della vita al di fuori del potere e volere umani è antecedente a quello di inconscio. Il concetto di inconscio, come rimosso, lo si deve principalmente a Freud (1856-1939) ed oggi potrebbe essere definito così: ciò che ognuno di noi è senza sapere di esserlo>.
Luana Barbato (architettura) ha illustrato la ricerca compilativa oggetto della mostra ARCHITETTRICI.ARCHITETTESSE.ARCHITETTE da lei curata ed ha presentato il percorso di ADA (Associazione Donne Architetto) con il video da questa prodotto.
Pietro Pettini (architettura) ha chiuso l’evento con una panoramica storica dell’abitare al femminile. <Se nel passato l’architettura è stata una materia di monopolio maschile l’abitare è sempre stato una prerogativa della donna, soprattutto per quanto riguarda gli spazi privati, alternativi a quelli pubblici e di rappresentanza. La donna – prosegue – nella casa, ha sempre avuto un ruolo dominante sia per quanto concerne l’organizzazione che per gli aspetti pratici ed estetici>. Muovendosi tra tipicità e curiosità Pettini ha ripercorso il lungo processo evolutivo che l’abitazione ha subito nell’arco temporale spaziando dalle capanne del neolitico (con il focolare al centro dello spazio) alla casa tecnologica (domotica, da domus e robotica) del presente, passando dalla casa dei poveri a quella della nobiltà, dalla casa promiscua (famiglia e lavoro) a quella delle vacanze, dalla casa disordinata del medioevo a quella del gusto di oggi, dai tuguri infetti della prima rivoluzione industriale alle stanze per la cura del corpo, dalla casa contadina alla casa della donna che lavora, in città, e così via in un “racconto” che vede la donna l’attrice dell’abitare.